The Family of Man

10.23.2019

Un patrimonio dell’umanità

“The Family of Man” è stato in assoluto il gioiello del viaggio in Lussemburgo, è un patrimonio dell’umanità, riconosciuto tale anche dall’UNESCO che ha inserito questa esibizione nell’elenco delle memorie del mondo.

Non conoscevo molto di questa mostra prima di decidere di dedicargli una giornata, ma non mi sarei aspettata che sarebbe diventata una delle giornate indimenticabili di questo mio viaggio.

I dubbi amletici sulle mostre fotografiche

Ogni volta che decido di visitare una mostra fotografica mi chiedo se ne valga veramente la pena.

La domanda nasce dal fatto che una foto è in apparenza diversa da un dipinto.

Quando si vanno a vedere i quadri dal vivo si possono apprezzare miriadi di dettagli che svelano a tratti l’autore: si possono ammirare le pennellate dell’artista, la loro intensità, la loro direzione, il loro scorrere fluido o il tratto più tormentato. Si può camminare da destra a sinistra di un quadro e scorgere degli occhi che ti seguono o la prospettiva della città che cambia ad ogni tuo passo. Insomma, particolari non percettibili quando si “vede” un quadro su un libro o su uno schermo del computer.

Per le foto è diverso: non c’è “tridimensionalità”. Puoi sfogliare un libro o addirittura scaricare le foto da internet, stamparle in altissima qualità, anche come gigantografie e ti ritroveresti…. forse… lo stesso effetto delle foto esposte in una mostra.

Anzi se ci si pensa, potrebbe sembrare ancora meglio vedere le foto su libri o su internet per una questione non irrilevante: il tempo.

Con tutto il tempo a disposizione infatti si può guardare e riguardare una foto e studiarne ogni singolo dettaglio. Non si perdono le sue sfumature. Si analizzano le luci, le ombre, la composizione, le espressioni, l’esposizione.

Insomma si ha tutto il tempo per scorgere ogni suo piccolo frammento.

Un giorno a Clervaux

E poi un giorno decidi di partire per Clervaux, proprio attirato da questa mostra che sulla carta appare “unica”.

E nonostante l’importanza dell’esibizione, parti con qualche dubbio. Diciamocelo chiaro: il Lussemburgo ha tantissimi pregi, ma alcuni musei mi hanno lasciato un po’ perplessa.

E’ normale che non tutti gli argomenti possano essere di nostro interesse (e che quando si ha la city card con i musei gratuiti si entra un po’ ovunque tanto non c’è niente da perdere), ma anche i musei con tutte le carte in regola mi hanno lasciato un senso di “incompiuto”, come se nella visita mancasse qualcosa.

Lasciamo Lussemburgo città appena dopo colazione: dalla stazione centrale c’è un treno che conduce direttamente a Clervaux. Anzi no: scopriamo che in questi giorni la linea dei treni è interrotta per lavori, per cui l’ultimo tratto sarà fatto con un bus sostitutivo (anzi due!). Si allunga solamente un po’ la strada, ma in meno di due ore si arriva a destinazione, con la possibilità di vedere la campagna del Lussemburgo da due prospettive diverse. Treno e bus regalano fotogrammi diversi, facendoci conoscere un po’ di più il paesaggio che scorre.

Clervaux si mostra subito in tutta la sua tranquillità, nella sua discrezione, e nella sua bellezza semplice. Il castello bianco si nasconde tra il sali e scendi della città, quasi a non voler farsi notare, quasi a proteggere il gioiello che in esso contiene, l’esibizione “The Family of Man”.

Anche gli orari della mostra sembrano scelti a proteggere l’esibizione: da mercoledì a domenica dalle 12:00 alle 18:00.

Una fascia oraria ristretta che sembra richiamare solo chi è veramente interessato, chi è pronto a fare un viaggio in quella location “sperduta”, chi vuole dedicare il proprio tempo proprio a quell’esibizione.

Una esibizione che in realtà gira il mondo dal 1955 ed è stata visitata da milioni di persone….

Ma in Lussemburgo, patria del suo ideatore, sembra particolarmente protetta.

The Family of Man: l’emozione di una mostra

Arriva mezzogiorno. Abbiamo usato il tempo della mattina ad osservare una esibizione molto carina dedicata alle rappresentazioni dei castelli e dei palazzi del Lussemburgo, ma ora è il momento del “masterpiece”.

L’ingresso alla mostra a Clervaux ti butta subito in un’altra dimensione, con quelle pareti bianche, quegli alti soffitti, quel gioco di trasparenze delle pareti, quegli spazi aperti che aprono la vista su altre sale,  quel sali e scendi di foto in bianco e nero che creano la storia.

The Family of Man: la mostra

Una composizione di 503 foto scattate da 273 artisti, professionisti e non, scelte accuratamente dal suo ideatore, Edward Steichen, fotografo, artista e direttore della fotografia al MoMA.

Un viaggio nelle emozioni dell’uomo, nelle sue relazioni, negli attimi di vita di ogni singolo giorno, che siano fatti di gioia, di dolore, di lavoro, di sport, di relax, di cibo, di musica, di danza, di studio, di lotta, di guerra.

“Il progetto più ambizioso e quello con la sfida maggiore”, come definito da Steichen stesso.

Una mostra in bianco e nero, cromaticamente perfetta per le sale di un castello che rimane una splendida cornice senza mai rubare la scena.

Un tuffo nel passato in una esposizione estremamente moderna.

Una esibizione da togliere il fiato, quelle per le quali, una volta terminata la visita, la ricominci, percorrendo a ritroso le varie sale, per poi farle e rifarle nuovamente.

Perché ne vale sempre la pena….

Non voglio scrivere una recensione su questa mostra. Non ho le competenze ed in rete ne potete trovare tantissime fatte da esperti.

So semplicemente che ho camminato nelle sale mentre venivo circondata da foto sapientemente accostate le une accanto alle altre, con quelle frasi che in modo sintetico e diretto davano un senso al tutto, quelle frasi che catturavano l’attenzione su di sé, per poi lasciare immediatamente spazio alle foto circostanti.

The Family of Man: dettagli

So che non ho prestato attenzione alle singole foto come poi ho fatto una volta rientrata a casa mentre con tutta tranquillità mi sfogliavo il libro acquistato.

So che venivo rapita da una immagine, da una espressione, da una situazione “congelata” e subito distratta da un’altra immagine.

Ma è proprio la forza dell’insieme che crea la storia, è l’essere circondato da immagini che te ne fa diventare parte di essa.

In realtà possono esserci 1000 foto o solamente una (ho assistito ad una mostra dove una singola gigantografia di un paesaggio americano copriva l’intera parete della sala), ma è l’idea, la location, la composizione, l’esposizione che creano qualcosa che un semplice libro può mostrare…. non può raccontare….

The Family of Man nasce da una idea, crea dei racconti di vita realmente vissuta, mostra immagini che, devo essere onesta, non sono tra quelle che solitamente vado a cercare.

Mostra immagini “imperfette”, senza filtri, senza ritocchi, senza effetti speciali.

Mostra dei volti, delle espressioni, delle azioni.

E’ proprio per questo che vale sempre la pena andare ad una mostra fotografica: perché ti fa soffermare su qualcosa che in un altro ambito avresti solamente “sfogliato”, forse distrattamente.

Memorie del mondo…. memorie di una “qualunque” gita in Lussemburgo, che in un attimo si trasforma in “unica” ed “indelebile”.