Il fascino di una Penisola
Snæfellsnes – Local dinner included. E’ questo il nome del tour forse meno conosciuto per me ma quello che mi ha lasciato i fotogrammi dell’isola più belli. Il meno conosciuto solo perché avendo pochi giorni a disposizione avevo pensato di visitare altre zone le cui foto su internet avevano catturato la mia attenzione.
La ragazza dell’ufficio del turismo mi ha però detto che le distanze e le condizioni stradali mi avrebbero fatto fare più di 10 ore di pullman e solo 1 ora di visita, per cui ho dirottato la scelta su questo tour da lei consigliato, continuando così la mia saga islandese.
5 giorni in Islanda – La costa sud
Salendo al Nord: la penisola di Snæfellsnes
Da Reykjavik si sale verso il nord: si parte dalla città avvolta da un cielo grigio, si costeggiano paesaggi il cui terreno è ancora giallo nel suo letargo invernale per poi arrivare nel mondo di Frozen.
Terre sconfinate, l’acqua, fonte di vita, che è presente in tutte le sue forme.
Neve, tanta neve tutto intorno.
Silenzio, solo silenzio.
La penisola di Snæfellsnes è l’area che mi ha lasciato le immagini più belle dell’Islanda, o meglio è difficile fare una classifica di un’isola così unica, ma Snæfellsnes per me è stata magica, nei suoi “toni” di bianco che caratterizzano questa stagione, nei suoi silenzi, nei suoi rumori, solo quelli della natura, quelli del vento, del mare, del ghiaccio che si scioglie o dell’acqua che scorre.
Persi nel nulla…. Questa sarebbe la prima definizione che ti viene in mente quando ti ritrovi in questi luoghi, in questi spazi aperti. In realtà non mi sembra la definizione più appropriata… Tutto mi sembra fuorché il “nulla”. Mi sembra proprio che qui ci sia tutto: c’è una natura immensa ed è tutto quanto basta.
The Church Mountain
Continuiamo il tour di Snæfellsnes visitando la montagna più fotografata d’Islanda: Kirkjufell, “The Church Mountain”. Si ok… non era un tour proprio sconosciuto….
Comunque il nome sembra che derivi dalla somiglianza della sua forma ad un campanile di una chiesa… Diciamo che ci vuole un po’ di fantasia… Onestamente mi piace di più la versione di alcuni che paragonano la montagna ad un cappello da strega… Anche in questo ci vuole fantasia, comunque sentitevi liberi di attribuirle la somiglianza che più vi piace…. Per me è stata la montagna, nelle cui vicinanze c’erano le cascate più incredibili che abbia mai visto ed anche quelle dove ho rischiato di spezzarmi un gamba o qualcos’altro…

Kirkjufellfoss: la cascata di ghiaccio
Le Cascate: i ghiacci della Kirkjufellfoss
Kirkjufellfoss waterfall: non ha lo stesso salto delle cascate viste il primo giorno e no, neppure la stessa potenza. La cascata in questo periodo è completamente ghiacciata. L’acqua è lì immobilizzata, ferma. Non si sente il suo fragore, non si sente lo scroscio. Si sente il rumore del ghiaccio, quello scricchiolio di quando va in frantumi, quello di una goccia che si scioglie e si imbatte nel terreno.
Una cascata unica nella stagione invernale, anche nel suo sentiero che porta alla sua cima, aperto, ma completamente ghiacciato. Per cui se salendo si è riusciti a tenersi alle corde e piano piano raggiungere la vetta, nella discesa alla decima “quasi” caduta, si è deciso semplicemente di scendere a modi slittino, copiando dai bimbi, che si spesso, sono molto più veloci degli adulti a trovare una soluzione pratica.
I vulcani: sul tetto del Saxhóll volcanic crater
E via verso la punta della penisola di Snæfellsnes. Questa volta tocca al Saxhóll volcanic crater.
E’ strano definire questo luogo. I vulcani caratterizzano l’Islanda. Solo pochi anni fa sono rimasta bloccata in Francia proprio per la forza del vulcano islandese e per quella “nebbia” che aveva creato su tutto il cielo d’Europa. Qui siamo proprio sul cratere di un vulcano, siamo circondati da montagne bianche, da un cielo grigio e dalla roccia nera. Siamo in un altro luogo che sembra di pace assoluta, ma che in realtà in passato ha mostrato tutta la sua forza. C’è vita sotto terra, c’è il magma che scorre, rovente e si cela in questa terra di ghiacci.
Le spiagge: i resti della nave a Djúpalónssandur
E la forza della natura si manifesta in tanti altri modi sulla penisola di Snæfellsnes. Le sue tracce si trovano sulla spiaggia di Djúpalónssandur, si trovano in quei resti di una nave che si è schiantata durante una tempesta, con quel mare in burrasca che le ha fatto perdere la direzione, le ha fatto perdere il controllo fino a schiantarsi contro le rocce, fino a rompersi in tanti pezzi, fino a rimanere lì in quel colore arancione di ferro arrugginito che testimonia ancora una volta la nostra impotenza davanti a tanta forza.
E basta fare pochi passi, girare lo sguardo e vedere quel mare che ha ingurgitato quella nave e che ne ha restituito solo parte di essa. Basta guardare la sua forza in questa giornata che non è tempestosa, basta guardare la sua forza in una giornata “qualunque” in Islanda, basta guardare quelle grandi onde, basta guardare quel bianco che si scontra con una roccia nerissima, basta sentire quel rumore, basta guardare quel continuo scontrarsi dell’acqua contro le pareti rocciose, basta osservare quella lotta continua della natura, quella battaglia tra mare e terra, quella guerra tra due elementi così forti. E no l’uomo non può che perdere questa battaglia, non può che uscirne sconfitto.
Il minimalismo: Búðakirkja, the Black Church.
La visita alla penisola di Snæfellsnes ci porta anche alla Búðakirkja, the Black Church.
Una chiesa, nera, immersa nella natura, senza altri edifici intorno. Non importa la sua storia. E’ la suggestione del luogo che ti porta ad essere affascinato da quell’immagine.
Il culmine del minimalismo fotografico e poi sì, si può giocare con filtri, con i colori della foto, rendendo quel nero ancora più scuro, quel cielo in realtà grigio un po’ più azzurro, quella terra un po’ più marrone. E si potrebbe fare tanto altro, cercando di aggiungere magia a magia, perché sì, ora va così. Si cerca di modificare il tutto, di rendere tutto più bello, più accattivante, più instagrammabile. Insomma viviamo in una vita fatta di filtri, fatta di configurazioni che alterano i colori reali, quando alcune realtà sono già belle così, nella loro semplicità, nel loro minimalismo, nel loro #nofilters. Anche se sì, il cielo nella giornata di scatto non era così azzurro….
Ristoro lungo il viaggio: sentirsi a casa
Ed i viaggi, le giornate sono speciali per una serie di combinazioni. Le giornate magiche sono tali dall’inizio alla fine per piccoli dettagli che si susseguono.
Colazione con i puffins
E così ti capita di fermarti ad un bar alla mattina e trovare il simpatico cartello “Even puffins come for a coffe” che ti mette subito di buonumore. E no… nessun puffins avvistato, ma si sa che loro sbarcano sull’isola quando il clima è un po’ più clemente, per cui il caffè probabilmente lo prendono d’estate…
Pranzo con storie da leggere e raccontare
E non finisce qui perché poi ci si ritrova a pranzo in un ristorante delizioso: Kaffi Emil Ristorante. Basta entrare per sentirsi a casa, con quei tavoli di legno come se fossero tante scrivanie, con quella ampia libreria, con quei tanti oggetti posti in angoli del locale, con quei tanti attrezzi. Ti sembra di entrare in una casa, accogliente, dove puoi sbirciare un po’ delle vite di chi ci abita, ti puoi immaginare il pescatore che affronta il mare in tempesta e che alla sera ripara la sua barca, ti puoi immaginare la moglie che fa la maglia, mentre intorno i bambini giocano, suonano la chitarra o leggono sdraiati su caldi tappeti. Insomma un locale che racconta una storia, tante avventure. Se siano reali non lo so, ma sicuramente un locale in cui si possono scrivere storie e perché no, anche mangiare ottimi pasti, come la deliziosa cocottina di pesce ed il pane nero che ho provato io.
Cena in agriturismo: la perfetta conclusione
Ed anche la cena (sì il titolo del tour “Snæfellsnes – Local dinner included” lo preannunciava) è stata una piacevole sorpresa.
Si pensa spesso ai tour organizzati come a qualcosa per i turisti. Ed effettivamente è così, ma sta poi alla bravura del tour operator a far vivere l’esperienza migliore. Ed è così che Lysuholl ci ha accolto nei migliori dei modi, con quel buffet fatto a mano dalla signora che ti viene a salutare, che viene ad accertarsi che tutto sia ok, che guarda soddisfatta i piatti che man mano si svuotano, risponde con un sorriso a chi le chiede se c’è ancora un po’ di quella calda zuppa o di quelle verdure stufate, o c’è un’altra fetta di torta. Ed allora sì che sa che il suo lavoro è stato fatto nel migliore dei modi, che il suo amore per la cucina è stato trasmesso anche ad un viaggiatore che porterà a casa quei sapori, quei ricordi.