Pavia, la città delle 100 torri

07.02.2018

Le leggende di Pavia

Ebbene sì ora gioco proprio in casa! Voglio dedicare qualche post anche alla città dove sono nata. A volte si danno per scontate tante cose, semplicemente perché sei abituato ad averle o a vederle ogni giorno della tua vita.

E così difficilmente penso a Pavia come una città di cui scrivere, nonostante sia la città delle 100 torri, nonostante sia una importante città universitaria, nonostante sia una piccola città ricca d’arte.

E scopriamo un po’ di Pavia attraverso le leggende!

La città delle 100 torri

Pavia è così chiamata: la città delle 100 torri. Oggi ne rimangano poche ben visibili: a dimostrazione del fatto che si conosce poco la propria città io ne ho impresse solo 3 a pianta quadrata che sorgono nei pressi dell’università centrale. A parte il mio scarso spirito di osservazione, è anche vero che molte torri sono andate distrutte o hanno perso la loro altezza originale e sono ora parte integrante di alcuni edifici. Per avere un’idea delle tante torri della città potete recarvi nella chiesa di San Teodoro e ammirare l’affresco relativo alla città di Pavia

La leggenda delle torri di Pavia nasce in una piccola baracca vicino al Ticino: qui abitava una strega che vagava solo di notte alla ricerca di erbe per i suoi infusi di felicità. Tutti gli animali notturni erano suoi unici amici, visto che il suo aspetto faceva paura alla maggior parte delle persone che si allontanavano quando la vedevano. Alcune persone però bussavano alla sua porta in particolare per cercare qualche infuso di eterna giovinezza o d’amore. Iniziarono però ad andare da questa strega anche dei ricchi della città: la strega li ingannava facendo credere ad ognuno di essere “speciale” e l’unico ad essere stato ricevuto. E a tutti diceva la stessa cosa: chi avesse costruito la torre più alta avrebbe conquistato la città. E così iniziarono i lavori, giorno dopo giorno, fino a quando le tante torri diedero nell’occhio e fecero scoprire l’inganno: 100 però erano già sorte.

Il Ponte Coperto o Ponte Vecchio

Un altro simbolo della città è il Ponte Coperto, che unisce il centro città con il Borgo aldilà del Ticino un tempo abitato dai barcaioli e dalle lavandaie (una statua in bronzo della lavandaia si può ammirare a pochi passi dal ponte).

Coperto (appunto come dice il nome), elegante nelle sue arcate e nel suo colonnato attraverso il quale puoi ammirare il Ticino nelle giornate di sole o puoi trovarti in una situazione “fantasma” nelle giornate di nebbia.

Proprio come quella in cui il diavolo costruì questo ponte. Nel 999 infatti non esisteva nessun ponte e le persone dovevano attraversare il fiume attraverso imbarcazioni. La notte di Natale di quell’anno molte persone erano vicino alla riva in attesa di barche che tardavano ad arrivare a causa di condizioni avverse. Un uomo vestito di rosso (e non è Babbo Natale) si avvicinò alle persone e iniziò a costruire un ponte con la nebbia. Le persone capirono di avere a che fare con il diavolo che promise che il ponte sarebbe diventato di pietra in cambio del sacrificio del primo essere vivente che l’avesse attraversato. Arrivò l’Arcangelo Michele che invitò il Diavolo a iniziare a costruire il ponte in attesa della decisione su chi avesse attraversato per primo il ponte. Al termine dei lavori l’Arcangelo fece attraversare un caprone prendendosi gioco del diavolo che mandò un terribile nubifragio. Il ponte però era stato costruito molto bene dal diavolo stesso e resistette alle intemperie consentendo ai pellegrini di raggiungere la messa di Natale in Borgo.

La linguacciona

E protagonista di questa leggenda sono le lavandaie che lavavano i panni nel limpido fiume. Ovviamente con le mani impegnate in un duro lavoro, non gli rimaneva che “svagarsi” dal lavoro spettegolando!

Pare che un giorno l’imprenditore lavandaio con i soldi guadagnati col lavoro delle lavandaie iniziò a costruire una casa per la sua famiglia. I soldi però non bastavano e si fece alcuni debiti. Le lavandaie invidiose iniziarono a spettegolare sull’imprenditore dicendo che quella casa costruita sui debiti gli sarebbe presto stata portata via.

L’imprenditore una volta terminata la casa ed estinti i debiti fece per cui raffigurare sulla propria facciata l’immagine di una donna con una grossa lingua come scaramanzia verso i commenti e i pettegolezzi delle lavandaie.

Il fantasma di Fasolino

E rimaniamo vicino al ponte coperto per un’altra leggenda: quella del fantasma di Fasolino. E’ la leggenda che forse può suggestionare più di tutte, per chi passeggiando sul ponte o in riva al fiume avverte una strana sensazione, come se qualcuno fosse proprio lì accanto. Si dà la colpa al vento, si dà la colpa allo scroscio del fiume, si dà la colpa a qualche gatto randagio, ma gli abitanti attribuiranno quei rumori al fantasma di Fasolino, un barbone molto conosciuto a Pavia, che passava le giornate ad ammirare quel fiume che tanto amava. Un giorno semplicemente scomparve proprio in quel fiume. Il suo corpo non fu mai ritrovato. Gli abitanti si accorsero della sua assenza e fecero diverse ipotesi sulla sua morte: forse era caduto, forse si era sentito male, forse era semplicemente brillo la notte in cui era stato inghiottito dal fiume. Nessuno però celebrò i suoi funerali, per cui si narra che Fasolino sia ancora lì a girare per Pavia in cerca di un po’ di pace.