Voglia di Giappone
Eh sì perché se al sushi si è oramai “abituati”, l’Okonomiyaki “milanese” mi ha fatto tutto un altro effetto, facendomi venire una gran voglia di Giappone e conducendomi in una marea di ricordi, sapori, profumi e… rumori!
Sì perché i ristoranti giapponesi, così come tanti luoghi del Giappone sono tutto fuorché silenziosi!
Ok, su questo qualcuno può dissentire, visto che in Giappone non si sentirà mai una suoneria alta del cellulare sul treno o sulla metro o altri schiamazzi di varia natura, ma è altrettanto vero che tutto, ma proprio tutto in Giappone parla, canta o suona creando un inevitabile sottofondo musicale alla vita di tutti i giorni!
Ah dimenticavo, ogni tanto urla pure! Proprio come nei ristoranti quando un festoso “Arigatou Gozaimasu” ti accoglie quando entri o ti saluta quando esci.
Kiss Me Licia e l’Okonomiyaki di Marrabbio
Chi è della mia generazione non può non aver visto almeno qualche puntata di Kiss Me Licia ed essersi chiesto cosa fosse quel cibo che Marrabbio preparava con tanta cura in quel piccolo ristorante.
Eh sì il locale di Marrabbio è stato il mio primo incontro con il Giappone e con alcuni dei suoi “simboli”.
Scopriamone alcuni!
Shoji e Fusuma ovvero le porte scorrevoli giapponesi, la prima per separare il locale dall’esterno, la seconda per dividere gli ambienti interni di una abitazione. Queste porte sono caratterizzate in genere da un telaio in legno e da “carta” che fa passare la luce dall’esterno o da decorazioni che rendono unici gli ambienti interni.
Noren ovvero la tenda che si trova sia all’esterno che all’interno dei locali giapponesi (anche all’interno delle case a dire il vero), utilizzata come insegna oppure per separare le ambientazioni. Sembrano bandierine quadrate o rettangolari attaccate l’una accanto all’altra. In realtà trattasi di un tessuto unico con dei tagli per facilitare il passaggio degli ospiti.
Shibori: tecnica di decorazione del tessuto. Alcune tende sono stampate, ma altre adottano ancora questa tecnica di decorazione per la quale si prevede di immergere il tessuto nel colore e ottenere così disegni astratti, a seconda di come si piega, strizza o modella il tutto.
Kanji: i caratteri giapponesi che stampati sulle noren indicano il nome del ristorante, del proprietario o delle specialità culinarie, che in Giappone possono essere ramen, sushi, sakè o okonomiyaki!
Eh sì, quando vedevate fare una pastella e lavare la verza, Marrabbio stava proprio preparando la base di questo piatto tipico giapponese.
Il piatto tipico di….Hiroshima
E qui inizia la prima diatriba, visto che la paternità è contesa con Osaka.
A me comunque è stato venduto come piatto caratteristico di Hiroshima, per cui il mio primo Okonomyiaki ed il suo ricordo sono legati a questa città.
Mi fu descritta come la pizza del Giappone…
Ora come già accaduto in altre parti del mondo forse c’è l’abuso della parola pizza che tutt’altra cosa è per gli italiani, ma diciamo che c’è lo stesso concetto…. ovvero quello di una base più o meno rotonda che viene arricchita di ingredienti vari sulla sua superficie.
Ricetta dell’Okonomiyaki
Partiamo dal significato della parola… Tutto quello che vuoi!
Ed in effetti nella mia esperienza giapponese, una volta creata la base di questo piatto, si poteva scegliere tra una miriade di elementi da porre su quella pastella.
Ovviamente più poni elementi più è difficile da mangiare con le bacchette! Io vi ho avvisato!
Molto semplicemente:
Base: Farina, Uova e verze
Copertura a scelta: Carne, pesce (in genere gamberetti, ma anche scaglie di tonno), formaggi e Salse varie
Nella versione di Hiroshima in genere viene aggiunta anche la yakisoba. E vogliamo aggiungere 2 spaghetti a questo piatto, o no??
Quindi… si prepara la base, si fa scaldare su una piastra fino a quando diventa solida (direi più o meno come un pancake… sì il paragone alla base della pizza mi sembra veramente azzardato) e poi si aggiunge la copertura.
La piastra (Teppan) è elemento fondamentale dei locali che preparano Okonomiyaki e proprio come nel ristorante di Marrabbio è parte integrante del bancone dove si mangia. Si può quindi osservare ad una ad una le fasi di preparazione, o, per i più temerari, provare a cucinare direttamente il proprio okonomiyaki perfetto!
Okonomiyaki a Milano
Ed il ricordo di questo piatto mangiato tanti anni fa è arrivato grazie al Maido! di Milano, dove Marrabbio e Giuliano mi hanno accolta in un piccolo locale fatto di sgabelli alti e banconi di legno.
La cucina è a vista anche se manca il contatto con il cuoco essendo la piastra separata dal locale da una vetrata.
Va beh, perdoniamo questa piccola differenza con Kiss Me Licia….
Non so come fosse l’Okonomiyaki di Marrabbio (anche se per Andrea e Giuliano era speciale) ma questo ha sicuramente passato la prova, per il gusto (delizioso il mio okonomiyaki al formaggio con un pizzico di peperoncino), ma soprattutto per la “particolarità” che ha rallegrato una piovosa domenica milanese!