Viaggiare con la mente
“Quando non si conosce qualcosa, la si sogna”
E’ la citazione del primo pannello che leggo nel corso dell’esibizione del Mudec Impressioni d’Oriente.
E quanto mi fa riflettere in quella frase e nella visita alla mostra è come questi “sogni” siano ricorrenti nei secoli e bilaterali.
Il Giappone era un grande sogno dell’800, così come di secoli precedenti, così come dei giorni nostri.
E se noi sogniamo il Giappone, in qualche angolo del Paese del Sol Levante probabilmente qualcuno sognerà l’Occidente ed il Bel Paese.
Il Giappone negli occhi da bambina

Kiss me Licia: Marrabbio – Ristorante Maido Milano
E devo dire che il sogno del Giappone è iniziato da bambina, quando i cartoni animati portavano piccoli angoli di Oriente nella mia mente.
Vedevo rappresentate camere e auto squadrate. E no, non era per la “grafica” dei cartoni di tanti anni fa… era proprio una caratteristica del Giappone: la linearità.
E poi rimanevo colpita dall’ordine: da quelle stanze dei protagonisti così “pulite”, con quel letto basso basso che alla mattina veniva arrotolato per creare un nuovo spazio.
Immaginavo poi il gusto di quelle zuppe fumanti, o di quel cibo così “strano” di cui non conoscevo, né riuscivo a dedurre, gli ingredienti.
E mi chiedevo spesso perché ogni volta la malinconia fosse rappresentata dal vento o meglio da quei petali rosa che cadevano dagli alberi.
E piano piano scoprivo nuove cose, imparavo alcune parole come futon o ramen.
Ed ogni giorno fantasticavo sempre di più su quel paese così lontano, così “diverso”, che mai e poi mai avrei immaginato sarebbe stato così protagonista nella mia vita.
Giapponismo
E la Mostra al Mudec Impressioni d’Oriente ti fa capire che il sogno del Giappone non era solo quello di una bambina negli anni ’80.
Il sogno ebbe inizio molto prima, ma fu solo alla fine del 1800 che venne coniato il termine di Giapponismo proprio ad indicare l’importanza dell’influenza Giapponese sulle arti occidentali.
Fu in quegli anni che esplose la “mania” del Giappone, un paese che si stava pian piano aprendo dopo secoli di isolamento mostrando tutto il suo mistero e tutto il suo fascino, senza mai svelarsi completamente.

Martinique Landscape – Gauguin
Tracce di Giappone erano sempre più evidenti in Europa, in particolare in Francia, dove negozi, musei e scuole d’arte si riempivano sempre di più di stampe ed oggetti provenienti da Est.
I grandi artisti si facevano contaminare, cambiando i tratti dei propri dipinti, mutandone le forme.
Ed ecco comparire i ventagli ad incorniciare i quadri di Gauguin.
Ed ecco i quadri degli impressionisti dipinti con linee nuove.
Ed ecco Van Gogh divenire collezionista di stampe giapponesi ed inglobare quei tratti, quella gestione degli spazi, quelle nuove prospettive nei suoi quadri.
Anche l’Italia fu molto attratta dal Sol Levante, con i paesaggi di De Nittis che divennero man mano più “essenziali”, più “sintetici”; con le opere di Giovanni Segantini sempre più astratte, quasi mono-dimensionali.
Non solo le grandi opere, anche le abitazioni degli Europei iniziarono a cambiare: iniziarono ad ospitare ceramiche o ornamenti di derivazione giapponese, dando quel tocco esotico che era tanto di moda.
Un tocco che è ancora così presente e ricercato, con quel minimalismo che oggigiorno è diventato una vera e propria disciplina.
Arte, abitazioni e vita di tutti i giorni: l’influenza del Giappone si poteva percepire anche per le strade attraverso quelle stoffe e quelle sete colorate che portarono nell’abbilgiamento fluidità e leggerezza, insieme a nuove stampe e decori.
Il vero Oriente

Night Snow – Itō Shinsui
Il Giapponismo fu un fenomeno molto importante tra il 1800 e il 1900.
La contaminazione culturale condusse a nuove idee, a nuovi stimoli, ad una nuova forma di immaginazione.
Si prendeva ispirazione e si continuava a sognare: d’altronde anche se il commercio tra Giappone e Occidente si aprì in quegli anni, solo una piccola percentuale di Giappone sbarcava in Europa, per cui alla realtà si continuava a sommare l’immaginazione di qualcosa che continuava ad essere un puzzle non completo.
Devo ammettere però, che nonostante tutte le opere meravigliose degli artisti Occidentali presenti alla mostra del Mudec, sono le opere degli artisti giapponesi che hanno completamente rapito la mia attenzione, mostrandomi nuovamente perché quella cultura sia tanto affascinante.
Kitagawa Utamaro, Itō Shinsui, Katsushika Hokusai, Utagawa Hiroshige e tanti altri hanno catturato il mio sguardo: quel tratto inconfondibile, quelle immagini mono o bi-dimensionali, lineari, che riescono a dare armonia anche alle rappresentazioni più caotiche.
Ho ritrovato il Giappone, con nuovi dettagli, con nuovi punti di vista.
Ho ritrovato i petali di ciliegio, proprio quelli che associavo alla malinconia.
Li ho ritrovati in una nuova veste: in quella “festa” notturna. Donne vestite nei loro abiti tradizionali trascorrono la notte ad ammirare uno spettacolo della natura, ricordandosi di vivere il momento, perché la vita è come quel fiore che domani sparirà. Lo stile di vita del qui ed ora e la mia nuova consapevolezza che la malinconia dei cartoni animati era un semplice monito a non avere rimpianti, a vivere ogni giorno al massimo, in armonia con il proprio Ikigai.
Ho ritrovato le immagini dei paesaggi giapponesi, che oggi mi sono così famigliari.
Quel monte Fuji “stilizzato”, con la cima sempre innevata.
Quei bonsai “giganti”, così curati che sono spesso sfondo dei panorami giapponesi.
Ogni tratto, ogni linea, ogni colore utilizzato in queste opere sono stati di ispirazione a grandi artisti e la loro bellezza per me è che mantengono la purezza di un tratto “fanciullesco” in grado di cogliere l’essenza nella forma e nella sostanza.
Ho ritrovato anche i volti del Giappone, spesso rappresentati con quegli occhi seri, o meglio impenetrabili, che celano parte del mistero di una terra meravigliosa.
La mostra Mudec Impressioni d’Oriente è uno splendido viaggio in un paese lontano, su cui sono approdata tante volte ma del quale mi mancano ancora tanti tasselli.
Ma forse è meglio così: il mistero è il più grande stimolo per la fantasia.