Giochi d’altri tempi
Mollet del Vallès, comune spagnolo di circa 50.000 abitanti di cui fino a giovedì scorso non conoscevo minimamente l’esistenza.
Dista solo pochi km dal Circuito de Catalunya e mi ha ospitato negli ultimi giorni.
Cosa c’è da vedere? Diciamo poche cose.
È però un paesino che mi ha lasciato un piacevole ricordo per l’atmosfera che ho respirato in questi giorni.
La via che dall’hotel mi portava in centro era “sgarrupata”, un po’ come le vie che ho trovato in Andalusia, un po’ come quelle che ho trovato a Cuba, un po’ come quelle del Nord Africa. Piccole palme a far da cornice alle strade, i muri un po’ scrostati, alcune serrande semi aperte che lasciano intravedere officine improvvisate.
L’atmosfera che alcuni definirebbero decadente a me affascina sempre molto.
Ma quello che mi ha lasciato il più bel ricordo è la “vita in piazza”, quella di un tempo, quella di una tiepida sera di primavera.
Io mi sono fermata per 2 sere in Plaça de prat de la Riba: la fuente modernista al centro della piazza, un baretto dopo l’altro con quei tavolini di metallo che danno sulla piazza, tapas, birra, un grande chiacchiericcio come solo i popoli latini sanno fare e soprattutto tanti bambini liberi di correre, di giocare al pallone. Tante risate, tante corse, tanti rimbombi della palla, anche contro i muri senza nessuno che si preoccupi che il muro o il bambino si sporchino, che ci sia troppo rumore o altro.
Semplicemente si assapora la gioia di stare insieme all’aria aperta, la gioia di giocare con qualcosa che ha un valore piccolissimo: non è un costoso videogioco, non è un cellulare.
È semplicemente un pallone con la capacità di aggregare, di creare gruppo, di rendere spensierati e di farlo “per strada”, per strade sicure, senza auto o altri pericoli.
Nulla è cambiato nella sera in cui nella piazza era stato allestito un cinema all’aperto: un’altra iniziativa per fare gruppo accolta in modo numeroso dalla popolazione e, comunque, nessuno che si sia lamentato anche in quell’occasione dei rumori “della piazza” che erano semplicemente le voci e le risa di una comunità.
È per questo che ho apprezzato questo paese, perché molto diverso da alcune immagini di oggi.
Perché ho visto gente serena, bambini felici, ho mangiato ottime tapas spendendo quello che a Milano avrei speso solamente per l’aperitivo e perché no? Guardando anche Spagna-Portogallo in una partita sicuramente scintillante dei mondiali di calcio che io come Italiana non avrò la gioia di vincere (nemmeno di perdere… se vogliamo un altro punto di vista)
Essendo in Spagna ed essendo un paese che adoro, forza Spagna e chissà se uno di quei piccoli bimbi felici diventerà un giorno campione del mondo.