Domande esistenziali
Si diciamo che il sottotitolo è un po’ esagerato, ma non so come mai ultimamente mi faccio mille domande sul tema fotografia in viaggio.
I musei di fotografia
Solo recentemente mi sono appassionata ai musei di fotografia. In realtà forse pensavo che alla fine una foto la si può vedere anche su internet. Alla fine poco cambia se sia su uno schermo o stampata. E’ diverso per un quadro dove dal vivo puoi ammirare ad esempio ogni singola pennellata. Poi mi sono ritrovata in una domenica del FAI a Villa Panza a Varese dove era allestita una mostra di Wim Wenders. Gigantografie dell’America Perduta, per citare il titolo del libro che queste fotografie mi hanno ricordato. Fotografie che guardate su internet avrei “sfogliato” distrattamente. Mi sono poi trovata domenica alla Photograpy’s gallery di Londra con due esibizioni, quella di Tish Murtha e quella di Alex Prager: immagini che forse non avrei proprio sfogliato… nemmeno distrattamente. Ero poi capitata alla mostra di Herb Ritts a Milano, con immagini che avrei semplicemente associato a qualche pubblicità o rivista di moda. E poi sono andata a vedere l’esposizione del maestro McCurry, con foto viste e riviste tante volte.
Ma quindi, se non si è nella propria città, ma si è in un viaggio, con poco tempo a disposizione, vale la pena andare a vedere mostre fotografiche allestite proprio nel periodo in cui si viaggia per quella città?
E’ un dubbio che ho sempre, ma devo dire che ultimamente sono per il Sì. Sì vale la pena “rubare” un po’ di tempo al viaggio per vedere qualche mostra fotografica.
Perché i paesaggi di quell’America Perduta mi hanno tenuta incollata davanti a loro perché stampati in quelle dimensioni, perché mi hanno fatto osservare i colori, l’aridità del deserto, la solitudine di un luogo, solo perché ero lì ferma davanti ad un’immensa parete.
Perché quelle foto di Londra rappresentavano volti, erano immagini più adatte ad un reportage che non ad una vacanza, erano immagini che mostravano una società, che ti facevano vedere come la fotografia potesse coglierne le sfumature più drammatiche.
Perché per la prima volta guardavo quelle modelle, l’armonia del loro corpo, i loro occhi e non sfogliavo semplicemente un giornale.
Perché quelle foto di Steve McCurry le osservavo nei minimi dettagli, sentendo anche la voce dell’artista che spiegava come erano state “composte” alcune fotografie. Credo in tutta la mostra di aver visto un unico “scatto rubato”, dove la sua padronanza gli ha permesso di cogliere uno sguardo in un secondo. Tutte le altre foto erano prima costruite nella sua mente, pensate, studiate, realizzate con ore ed ore di passione e lavoro.
Per cui Sì, ultimamente le mostre fotografiche mi stanno insegnando tantissimo e credo che valga la pena dedicarci tempo, anche se durante un viaggio
L’attrezzatura fotografica
Un altro dubbio amletico della fotografia in viaggio: l’attrezzatura. In questo caso non ho ancora una risposta…
Non capisco perché ma le mie foto con il cellulare non mi soddisfano mai. Certo è che il cell ti salva in tante situazioni, perché è sempre lì disponibile, pronto all’uso, piccolo, poco ingombrante, che spesso ti “perdona” gli scatti da fotografa inesperta.
C’è poi la macchina fotografica compatta, comprata qualche anno fa con uno zoom 30x, adatta veramente per tante situazioni che però è così lenta nello scatto, che con scarsa luminosità ti dà qualche problema e che, non so perché, ma ti sembra così “fragile” e ti dà sempre il dubbio di abbandonarti da un momento all’altro (non avere foto dei miei viaggi mi dispiacerebbe molto).
E poi c’è la reflex che come mi dice un mio amico va “addomesticata”. Non ha senso prendere una reflex se si usa in automatico… per cui fai un corso, fai delle prove, ma poi dovresti usarla, usarla ed usarla. Non ha senso forse usare una reflex con un obiettivo generico come il 18-200. Ma con tanti obiettivi aumenta il peso, con tanti obiettivi magari perdi un attimo perché non hai installato l’obiettivo corretto in quel momento.
Insomma la scelta di macchine fotografiche ed obiettivi non mi è mai facile. So che anche se meno luminosi mi piacciono gli obiettivi general purpose. So che purtroppo per il genere di fotografie che faccio di solito mi servirebbero i 2 estremi: un 10mm e un 300-400mm. Si insomma un po’ troppo per un obiettivo generico. So che una bella compatta forse potrebbe essere la mia macchina fotografica ideale, anche se la reflex mi dà sempre più soddisfazione, anche se non la padroneggio ancora, anche se rischio di sbagliare di più, anche se devo fare svariati scatti prima di averne uno buono.
Insomma… in questo caso non so proprio che pesci pigliare.
E nello zaino non vogliamo mettere una video camera? eh sì alla fine i video non mi piacevano perché non erano sempre a disposizione… le mie foto sì, perché in quei volumi disponibili da sfogliare in libreria (perché le foto le stampo ancora). I video erano su pc, o su hard disk… tutto più difficile. Non è più così difficile con i social, col cloud e con la tecnologia che avanza…. E la gente ha anche meno tempo di leggere, di concentrasi su qualcosa, per cui il video rappresenta il presente della narrazione.
E una macchina istantanea vogliamo aggiungerla? No direi che è troppo… anche se una polaroid ha sempre il suo fascino e qualche scatto mi piacerebbe farlo ancora in quella maniera.
Gli scatti
E l’ultimo dubbio amletico è su cosa fotografare. O meglio: le persone.
Non amo fotografare le persone, o meglio sono intimorita nel fotografare le persone, nel catturare i loro sguardi. Non mi sembra corretto pubblicare foto di volti, forse perché non amerei che fosse un giorno pubblicato il mio volto, così banale, in uno scatto rubato, in un giorno qualunque. Eppure ammiro le foto delle persone che raccontano un paese, che raccontano una storia, che raccontano una società.
Ed ogni volta mi chiedo se sia giusto o meno pubblicare quegli sguardi, rubare quegli scatti, condividere senza l’approvazione delle persone.
Sì vorrei avere più fotografie di volti, ma non li ho… mi blocco prima di scattare.
Vorrei più fotografie di sguardi anche se… forse… li terrei solo per me.
Eppure i grandi fotografi sono quelli che hanno pubblicato volti, sono quelli che con la foto di uno sguardo, di un’azione hanno saputo creare un racconto. Eppure nei corsi di Street Photography ti insegno ad avvicinarti, a scattare, a cogliere le peculiarità della gente. Non lo so… E’ un dubbio che mi rimane da tempo.
Da un lato sono pentita da tanti scatti non fatti… dall’altro mi sembra giusto così. E credo che per un po’ continuerò a pubblicare solo città e paesaggi.